L’albero di Shel Silverstein è stata una piacevole scoperta, nel meraviglioso mondo della letteratura per l’infanzia. É scritto con un linguaggio facile e immediato, accompagnato da immagini a china su pagina bianca che sottolineano l’essenzialità della storia: un albero e un bambino, che crescono insieme.
Pubblicato per la prima volta nel 1964 da Harper & Row, L’albero ha venduto 9 milioni di copie ed è stato tradotto in 30 paesi. A cosa deve tutta questa fortuna? Alla semplicità della storia e alla profondità del suo significato, caratteristiche che premiano spesso i libri per i bambini.
L’albero in sé si presta a numerose interpretazioni: c’è chi ne fa la personificazione di un Dio dall’amore incondizionato, chi lo assurge a simbolo di Madre Natura, chi ci vede la mamma e chi un amico. Qualsiasi sia l’immagine che ve ne siete fatti, non potrete non commuovervi nella lettura di questa storia che nasce per i bambini ma è bellissima anche da leggere da adulti.
Come ogni favola che si rispetti, anche qui c’è una svolta improvvisa nel racconto: il bambino, che si divertiva a giocare con l’albero, inizia a crescere e a chiedere sempre di più al suo amico di legno e foglie, che farebbe di tutto per renderlo felice. Prima gli offre i suoi frutti, poi i rami, poi addirittura tutto il tronco, finché dell’albero non rimane che un ceppo.
Trattandosi di un libro per i piccoli, c’è comunque il lieto fine, ma la trama in sé fa riflettere: quel bambino in cui tutti noi possiamo identificarci non è che il simbolo di un’umanità egoista, poco rispettosa dell’altro e a volte anche sfruttatrice. Insomma, nonostante all’apparenza sia una semplice storia da leggere con i figli, si rivela un racconto profondo sul valore dell’amicizia, sul rispetto della natura e sull’amore verso gli altri.
Vincitore del Premio Andersen 2015 come miglior libro mai premiato, è pubblicato da Salani e tradotto in italiano da
Età di lettura: da 4 anni
nb: in copertina trovate la prima versione animata del libro (1973) letta in lingua originale dall’autore Shel Silverstein.