Fate la nanna o Facciamo la nanna? Due libri sul sonno dei bambini, completamente opposti in quanto a metodologie di riposo per genitori e figli, dai quali trarre importanti “istruzioni per l’uso”.
Sono sicura che in tanti, mamme e papà, ve lo siete chiesti: come faccio a far addormentare il mio bambino? Magari dopo ore passate a passeggiare per casa con in braccio il pupo urlante, quando non sapete più come calmarlo e come fargli prendere sonno. Perché succede a tutti, sappiatelo, che vi si addormenta beato tra le braccia e appena lo deponete nel lettino – con tutta la delicatezza del caso – sbarra gli occhi ed è sveglio e pimpante. Non starò qui a raccontarvi che tutti i bambini riescono a dormire tutta la notte fin da piccolissimi: se succede, è una vera fortuna/rarità. Quello, però, che posso assicurarvi è che prima o poi lo faranno. Ora, la concezione di prima ma soprattutto di poi è molto soggettiva, ma se volete ingannare l’attesa leggete questi libri: io l’ho fatto e prendendo spunto un po’ di qua e un po’ di là ho trovato la mia strada.
Sì, perché alla fine si tratta solo di trovare il metodo giusto. Ogni bambino è a sé, quindi non ce n’è uno che vada bene per tutti. Ci sono, però, tanti piccoli accorgimenti, che soprattutto chi è al primo figlio magari ancora non conosce, che in molti casi salvano la nottata. Ci vuole pazienza, credetemi, tanta pazienza, perché non si azzecca mai al primo colpo, ma se instaurerete fin dai primi giorni un rituale della nanna sarete sicuramente avvantaggiati. C’è chi “sfianca” il pargolo con il bagnetto prima di andare a dormire, chi opta per un massaggio rilassante, chi ha trovato la ninna nanna che accompagna il bambino dolcemente, chi sceglie di cullarlo o di portarlo a fare un giro in macchina. Le soluzioni sono le più disparate, ma una volta trovata quella che funziona tutto vi apparirà meraviglioso (perché, diciamocelo, 6/8 ore di sonno filate rigenerano eccome!).
Con una serie di post a cadenza “ancora-non-so-quale” vi presenterò alcune letture che mi hanno davvero ispirata sul tema “nanna dei neonati”. Partiamo dal testo più famoso e più discusso, Fate la nanna di Eduard Estivill, e del suo “opposto”: Facciamo la nanna di Grazia Honegger Fresco.
Secondo quest’ultima autrice, Estivill
ha la pretesa di insegnare ai genitori un metodo univoco come far dormire i bambini, dato che il 35% di loro – così sostiene – soffre di insonnia. Una sorta di bacchetta magica con una brutta partenza: disprezzo per loro come per i relativi genitori.
L’esperienza mi ha insegnato che i risvegli notturni avvengono sempre per un motivo: prima le coliche, poi i denti, la fame e l’inizio dello svezzamento, dall’ottavo mese l’ansia da separazione, la mamma che se ne va di giorno lasciandomi solo (ha solo ripreso a lavorare, ma loro così piccoli come possono saperlo?), l’inizio del nido o della materna, una casa nuova, una camera nuova, un lettino nuovo… E citando solo quelli che ho sperimentato direttamente o che mi hanno raccontato le mie amiche mamme. Tra tutti questi non figura certo l’insonnia, che è un problema serio e come tale va trattato (ma che non credo possa manifestarsi a pochi mesi di vita).
Secondo Estivill il bambino già a 6/7 mesi DEVE (il condizionale qui suona proprio male!) aver imparato ad addormentarsi da solo. Ecco, la mia ancora non c’è riuscita ma, come continuerò a ribadire anche nelle recensioni dei prossimi libri, in realtà non gliel’ho mai insegnato. O almeno non in questi termini. La fagiola ha solo 6 mesi (per alcuni sarei già in ritardo sulla tabella di marcia) e ho provato qualche volta a darle la buonanotte nel suo lettino, a dirle “ci vediamo domani, fai bei sogni” e ad andarmene di là. Dopo qualche risatina, qualche versetto e qualche calcio, ha iniziato a piangere. Molto forte. Non ho fatto passare nemmeno un minuto, credo. Certo, non sono accorsa subito, ma quando ho visto che la situazione stava prendendo una piega tragica ho desistito e appena mi ha visto ha smesso. Adesso di notte, che fa ancora 2/3 risvegli (a mio avviso per il fastidio dei denti in arrivo, ma non ditelo a Estivill, che non mi crederebbe!), quando piange le do il seno, ciuccia un po’ e poi riparte: allora la riadagio nel suo lettino – facciamo il co-sleeping, ma non nel senso che dormiamo tutti e 3 nel lettone, bensì dormiamo tutti vicini ma mamma e papà nel lettone e lei nel lettino vicino vicino – e ricomincia un altro turno di nanne.
Il ritmo circadiano sonno-veglia del neonato presenta un totale di circa otto ore di sonno di giorno e otto ore di notte distribuite in intervalli più o meno brevi. Progressivamente il sonno notturno prevale su quello diurno mentre diminuiscono le ore complessive (16 ore il neonato, 12 ore a sei mesi, poi 8 ore) con notevoli differenze tra i diversi bambini.
Contemporaneamente anche il sonno non-REM tende a prevalere su quello REM nel quale i risvegli sono più facili. (Franco De Luca, pediatra a Roma)
Come si legge in Facciamo la nanna
Il bambino diventa autonomo solo dopo aver sperimentato un periodo di efficace dipendenza.
È sbagliato pensare che perché lo lasciamo piangere tot minuti, e dopo un po’ smette e si addormenta, allora nostro figlio ha capito che noi non siamo al suo servizio e può addormentarsi da solo. Non lo capisce affatto, ma non perché non sia intelligente, anzi. I bambini piccoli sono ancora più intelligenti di quanto pensiamo e smettono di piangere perché capiscono che nessuno verrà a consolarli: e questo non è certo un bene. Assoceranno il pianto a un richiamo inutile, e non lo useranno più neanche quando staranno male, con profonde conseguenze dal punto di vista psicologico.
Il libro della Honegger Fresco prende spunto dal libretto “del terrore” di Estivill e fa le pulci al metodo – ritrattato dallo stesso neuropsichiatra, come potete leggere qui – di far addormentare i bambini lasciandoli piangere per parecchi minuti. Nel manuale Facciamo la nanna troverete tanti spunti e consigli utili su altrettanti argomenti legati al sonno: il lettone, il ciuccio, i riti della sera, il nido, oltre a un interessante capitolo dedicato al Metodo Montessori e all’indipendenza dei bambini.
Azioni come nutrire, tenere pulito, accompagnare nel sonno, difendere dal caldo e dal freddo, consolare, tenere tra le braccia costituiscono il veicolo basilare della relazione con lui, luogo originario dei legami e del linguaggio, àncora affettiva che alimenterà pensieri, sogni, speranze per tutta la nostra vita adulta.
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